lunes, 21 de enero de 2013

Capitolo 2.


Si sentiva una sciocca e sentirsi così la faceva arrabbiare. E più sua madre le ripeteva che era cambiata, che diventare grani non significava comportarsi così, che lon le raccontava più nulla, che non poteva rinchiudersi nella sua stanza... più la rabbia aumentava. Non poteva rinchiudersi, okay, però nemmeno poteva uscire. Quando era piccola non le importava, ma era sempre l'unica che non andava alle gite scolastiche, ai campeggi i week-ends. La sua casa era diventata un luogo naturale per lei, l'unico dove si sentisse a propio agio. Però adesso la strada, le amiche e gli amici, la chimavano come voci di vampiri nella notte. Non era uscita quasi mai e, stranamente, le mancava farlo: quell'aurea di libertà che avvolgeva gli altri. Quando si davano appuntamento da qualche parte, la faceva imbabolare guardando Victoria o Blanca o Álvaro... Erano come semidei.
E Lalo. Dannazione, lo possedeva tutto quel ragazzo. Non poteva essere più alto o più bello. Né poteva vestirsi meglio. Mai aveva un maglione che non fosse in tinta con la camicia. Neanche un polo di “Tommy” che stesse a pennello con i pantaloni. Le scarpe, fossero quelle che fossero, sempre combinavano con la cintura o con la giacca.
Sempre si ritrovava a fantasticare, desiderando che lui la abbracciasse o gli toccasse i capelli quasi biondi.
La relazione tra Lalo ed i suoi capelli er ala stessa tra una modello e le più lussose marche di vestiti. Aveva la giusta quantità, la giusta lunghezza. Mai pettinato né spettinato.
Sempre si toccava la testa e si aggiustava una ciocca del momento giusto.
Era quello ciò che lei voleva.
<< Ehi! Maria! >>, Ana, dal banco dietro di lei, la chimamava ripetutamente.
<< Che. >>
<< Che è quasi un'ora che stai appoggiata con la faccia da scema. Lui se ne renderà conto. >>
<< Chi? >>
<< Il prof, chi sennò? >>
<< Di cosa si renderà conto, scusa? >>
<< Bé, che rimani imbambolata, che stai pensando ad altro e che non stai ascoltando. E che quest'anno vai da schifo.
<< Silenzio laggiù. >>
<< Vedi? >>
Il professore spiegava qualcosa di noiosissimo, su non sò che movimento letterario del Medioevo o scuola... A cosa servivano tutte quelle cazzate?
Lei prese il libro e cercò di capire dove erano arrivati a leggere, mentre che il prof. no smetteva di blatelare come se fosse di importanza capitale.
Meno male che era l'ultima ora e che presto tutto sarebbe finito. Pensò, all'improvviso, che per la prima volta nella sua vita voleva che la lezione finisse. In realtà la scuola le piaceva, o, per lo meno, sempre le era piaciuto. Incluso se ripensava alla sua infanzia poteva associare scuola all'idea della felicità. 

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